8 MARZO FESTA DELLA DONNA

08/03/2018



Le donne in miniera: una grande forza lavoro

Per centinaia di anni le mani delle donne e le fanciulle hanno contribuito a plasmare l'industria mineraria in Europa, ed in particolare in Sardegna, orgogliose del proprio ruolo e della propria appartenenza professionale ED INCONDIZIONI PEGGIORI DEGLI UOMINI. La loro presenza è stata quasi sempre solo accennata se non del tutto ignorata quando si parlava di storia delle miniere, anche se le donne hanno contribuito allo sviluppo delle stesse, rimettendoci spesso la salute e qualche volta anche la vita negli infortuni sul lavoro, per questo motivo oggi abbiamo deciso, come FNP CISL SARDEGNA, di fare un focus su questo tema, troppo spesso ignorato.

Praticamente tutte le miniere SARDE  hanno visto donne, ragazze e bambine lavorare nei loro cantieri, come crivellatrici o come cernitrici , o più semplicemente come addette alle pulizie dei vari locali come gli uffici o le abitazioni dei dirigenti (direttori, ingegneri). La figura femminile nel lavoro in miniera, nonostante sia stato oscurato da quella maschile, non era sicuramente di rilevanza inferiore. Infatti le donne fornivano un contributo fondamentale, sostenendo un lavoro faticoso, senza tutele speciali, in un contesto in cui le norme di sicurezza erano praticamente inesistenti. Esisteva una legge sul lavoro delle donne in miniera emanata dal re Vittorio Emanuele III nel 1886 sulla tutela del lavoro femminile e dei fanciulli nell'industria, ma nei cantieri così lontani da veri controlli e dove si poteva trovare facilmente della manodopera, queste leggi non venivano rispettate. In Italia, e in particolare in Sardegna, per contrastare la legislazione a tutela delle donne nei posti di lavoro gli industriali facevano pressioni affinché la legge del 1886 sulla tutela del lavoro femminile e dei fanciulli nell'industria non venisse applicata, soprattutto in merito alle norme di sicurezza. Bisognò attendere la fine del 1907 per porre definitivamente fine al lavoro delle donne in miniera sul suolo italiano, perché la manodopera femminile era molto richiesta, per la capacità delle donne, più pazienti e diligenti degli uomini, ad ottenere un prodotto migliore a un costo molto più basso. Gli ambienti di lavoro, insalubri, rappresentavano un pericolo per la salute ed erano lesivi in modo particolare per la maternità, dal momento che le donne erano costrette a lavorare sino al momento del parto e anche subito dopo, pena la perdita del lavoro. Inoltre, ragioni di ordine morale, legate alla promiscuità cui costringeva l'attività nel sottosuolo, toglievano dignità sociale al lavoro delle donne. Tuttavia il lavoro forniva loro una parziale indipendenza economica, anche se percepivano retribuzioni molto inferiori rispetto a quelle degli uomini. Le donne e i ragazzi sono pagate 1 lira e 20 centesimi, gli operai generici 2 lire e25 centesimi, un po' di più gli operai specializzati e i meccanici. Il lavoro degli uomini era di sicuro poco rimunerato, ma c'è da star certi che quello delle donne a parità di lavoro era pagato molto meno, più o meno la metà. Comunque pensiamo che tali normative non fossero state concepite rispettando la loro specificità di donne, di mamme e di bambine perché ricordiamo che venivano impiegate nei lavori in miniera già all'età di dieci anni. Il lavoro delle cernitrici consisteva nel pestare con la massetta le pietre mineralizzate per frantumarle e separare così i vari minerali dalle parti sterili. Non si svolgeva all'interno delle gallerie ma all' esterno, ed esponeva comunque le donne a diverse malattie perché veniva eseguito a mani nude. A contatto con le pietre mineralizzate le mani presto si coprivano di tagli attraverso i quali l'organismo assorbiva delle sostanze tossiche. Nelle donne incinte queste sostanze potevano facilmente provocare l'aborto. A poco servivano gli stracci che venivano usati per fasciare le mani e cercare in questo modo di proteggerle.

Durante la crisi che aveva colpito l'economia italiana subito dopo la prima guerra mondiale, il presidente delle miniere, Lord Brassey inviò una lettera ai minatori nella quale si legge: "Desidero far capire la situazione difficilissima nella quale si trovano le nostre miniere in questo momento.......Gli uomini più validi sono andati in guerra. Sono stati rimpiazzati da quelli meno validi, da donne e da ragazzi che hanno fatto un bel lavoro nel mantenere la produzione........".

Le donne furono quindi una presenza fondamentale in quel periodo di crisi.

In seguito il lavoro nelle miniere è sempre più diminuito, prima per le donne (1907), poi a poco a poco anche per gli uomini fino ad arrivare alla chiusura definitiva di tutte le miniere.

Anche alle donne sarde spetta quindi il merito di avere mantenuto vive e attive le miniere partecipando all'evoluzione della loro storia, sia direttamente col lavoro sia indirettamente in tempi più recenti, sostenendo la causa dei loro padri, mariti, figli o fratelli nelle alterne vicende che hanno caratterizzato la storia delle miniere fino ai giorni nostri. Il ruolo della donna fu importante dentro e fuori le miniere nelle lotte,  nell'organizzazione del fronte di solidarietà più ampio ma anche di rivendicazione  di servizi sociali.